Il Museo e Tesoro del Duomo di Monza custodisce cimeli e reliquie che ci riportano ai primi secoli del Cristianesimo ed all’epoca longobarda e ci accompagna sino ai nostri giorni senza soluzione di continuità. Si va da una serie di ampolline palestinesi e romane, databili alla seconda metà del VI secolo, agli splendidi preziosi del periodo tardo romanico, VI-VII secolo, come la Croce detta di Agilulfo, la Corona votiva e la legatura dell'Evangeliario di Teodolinda; dai capolavori di epoca carolingia, IX secolo, come il Reliquiario del dente di S. Giovanni e la Croce reliquiario di Berengario I, alle opere artistiche di scuola lombarda, come la Madonna col Bambino in pietra ed il San Giovanni Battista in rame dorato del XV secolo; dai lasciti dell’età viscontea, come il Calice di Giangaleazzo Visconti e lo Stocco di Estorre Visconti, agli arazzi cinquecenteschi, fino alle tele del XVII-XVIII secolo.
Il Museo e Tesoro del Duomo costituisce quindi un’eccezionale raccolta di opere d’arte e testimonia di come la fede abbia saputo ispirare nel corso dei secoli tante generazioni di artisti ed artigiani, sostenuti da non meno importanti atti di sincero mecenatismo.
Il Tesoro ha reso Monza e la sua Basilica, famosa nei secoli. Purtroppo quello che resta oggi è solo parte di un patrimonio importantissimo, il cui primo inventario conosciuto risale all’anno 1275. Le perdite più ingenti si ebbero in epoca napoleonica, quando, per provvedere alle spese di guerra, nel 1796, la Basilica dovette consegnare due terzi dell’oro e metà dell’argento che possedeva, per essere fusi.
Nonostante le perdite, il Museo e Tesoro del Duomo conserva intatto il fascino che gli deriva dalla lunghissima tradizione ma anche dalle capacità di rinnovarsi ed arricchirsi, come avvenuto nel 2007, con l’inaugurazione della nuova ‘Sezione Gaiani’, che amplia notevolmente gli spazi del precedente nucleo ipogeo della ‘Sezione Serpero’, del 1963.
La sezione dedicata alla memoria di Filippo Serpero è dedicata soprattutto alla scomparsa basilica altomedioevale, mentre la sezione dedicata a Carlo Gaiani raccoglie soprattutto testimonianze a partire dal 1300, data d’inizio della ricostruzione dell’attuale basilica.